Comportamento, comunicazione e relazione

7 consigli per rapportarsi con un anziano che vive l’Alzheimer o un’altra forma di demenza

Quando ci si occupa di una persona che vive una demenza o l’Alzheimer, bisogna rimodulare tre domini: il comportamento, la comunicazione e la relazione. È fondamentale agire su questi aspetti, infatti, per modellarli correttamente in risposta alla malattia.

Cambiare il comportamento

1.     Una delle prime cose da fare è imparare a non contraddire.

Le persone con demenza possono non ricordare molte cose, avere un peculiare modo di porsi e presentare comportamenti apparentemente senza logica: contestarli può essere interpretato come un atto di aggressività, che a sua volta può generare nervosismo e reazioni aggressive.

2.     Allo stesso modo, bisognerebbe non discutere. Nel momento in cui si sta presentando un episodio derivato da un disturbo comportamentale o da un deficit, rimproverare la persona nel mentre che ciò sta accadendo non è un comportamento produttivo: è più importante cercare di prevenire l’episodio stesso, osservando la persona e imparando il modo in cui il disturbo influenza il suo comportamento.


Modificare la comunicazione

3.     Con una persona con demenza, spiegare le cose in maniera complicata può non avere gli effetti desiderati. È di centrale importanza, innanzitutto, assicurarsi che la persona ci comprenda: questo vuol dire utilizzare poche parole e frasi semplici e brevi. Non c’è bisogno di rendere le cose complicate: se ci sono indicazioni da dare è bene che siano semplici e chiare, impartite una alla volta.

4.     Bisogna imparare a seguire il flusso della comunicazione del malato. Con l’avanzare della malattia, i discorsi dell’anziano possono diventare illogici, confusionari, “di palo in frasca”: spetta dunque al caregiver il compito importante non di ri-direzionare a tutti i costi il discorso a ciò che interessa a noi, bensì di seguire le parole della persona, riconoscendole la facoltà di comunicare anche quando il linguaggio è “fluttuante” e aiutandola a ricordare le giuste parole.

5.     Bene tenere a mente, inoltre, che non si comunica solo con le parole: al contrario, un familiare con demenza o Alzheimer può utilizzare un tipo di comunicazione non verbale per far capire molte cose.


Rimodulare la relazione

6.     Fondamentale è riconoscere al malato la capacità di esprimere le emozioni. Quello delle emozioni è un canale che rimane aperto per sempre, a prescindere dallo stato della malattia: possiamo utilizzarlo anche noi, così da individuare più facilmente emozioni e disagi che possono nascondersi dietro un disturbo comportamentale.

7.     Non sostituiamoci completamente al malato, e accettiamo che non è importante come le cose vengono fatte, ma assicurarsi che le cose vengano fatte. Questo significa non aver paura di trovare soluzioni insolite o risultati peculiari: semplificare l’ambiente e le azioni di tutti i giorni vuol dire diventare delle guide, ricordandoci che l’unico modo di rallentare la malattia è continuare a stimolare la persona, mantenendo il più possibile le sue autonomie.


Questo è solo uno dei tanti scenari che possono verificarsi nella vita di un caregiver di una persona che vive la demenza.

Altre regole valgono in caso di aggressività di un malato di Alzheimer.

La cosa migliore da fare rimane sempre rivolgersi a un professionista che saprà come aiutarvi.


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